Il lavoro irregolare, le prestazioni professionali non denunciate, non fatturate e tutte le attività che comunque comportano un guadagno e che restano ignote al fisco a dicembre 2014 valevano la cifra enorme di 211 miliardi di Euro, corrispondenti al 13% del Pil. Sempre secondo l’Istat altre attività illecite quali il traffico di stupefacenti, il contrabbando di tabacco e la prostituzione rappresentano un giro d’affari dell’1% del Pil. Anni addietro il contrabbando del tabacco rappresentava un vero affare ed era parecchio sviluppato, oggi lo è parecchio di meno, mentre il commercio di stupefacenti muove cifre da capogiro, come anche la prostituzione.
Gli stupefacenti rappresentano un business di morte e a livello sociale costituiscono una delle principali voci di ingresso in carcere che si traduce, infine, anche in un costo sociale notevolissimo e fonte di problemi di sovraffollamento, quindi di disagio profondo e degrado delle condizioni di vita di migliaia di carcerati.
Questo, molto probabilmente è il vero nemico da combattere, insieme alla prostituzione che è legata ad aspetti sanitari ma soprattutto allo sfruttamento spesso violento di donne che tutto vorrebbero tranne che fare tale mestiere. Occorrerebbe una profonda riflessione slegata da schemi mentali religiosi ed arcaici per tentare di dare una soluzione razionale anche ad un solo problema di questi, indipendentemente dai risvolti sull’economia.